Ti sei mai chiesto come vanno i ristoranti dopo aver partecipato al programma Cucine da Incubo? Scopriamo cosa succede.
Quando si guarda un programma come Cucine da Incubo, viene spontaneo chiedersi se i “miracoli” di chef Antonino Cannavacciuolo perpetuano anche quando le telecamere si spengono.

I ristoranti salvati dallo chef stellato riescono davvero a risollevarsi? Vediamo insieme come vanno alcuni locali che hanno vissuto l’esperienza in prima persona.
Ristoranti di cucine da Incubo: ecco cosa succede quando finisce il programma
Su Vice.com, il giornalista Andrea Strafile ha riportato la sua testimonianza su alcuni ristoranti che ha visitato e che hanno partecipato al famoso programma TV. Uno di questi è la Trattoria al Capolinea, storico locale di Milano apparso nella prima stagione italiana del programma.
All’epoca, la produzione chiese addirittura di inscenare situazioni estreme, come l’utilizzo di olio esausto o la presenza di scarafaggi in cucina. Nonostante le polemiche iniziali, a distanza di anni, la proprietaria riconosce che il passaggio di Cannavacciuolo ha avuto un effetto positivo. La vera svolta è stata l’aumento della qualità degli ingredienti e della proposta culinaria.

Sempre nella prima stagione, anche Le Lanterne a Roma ha vissuto il restyling firmato Cucine da Incubo. Il locale, un classico ristorante per turisti, ha ricevuto una ristrutturazione estetica e un nuovo menu. Ma i piatti proposti dallo chef sono rimasti in carta solo per un breve periodo. Il motivo? A Roma i turisti vogliono i classici intramontabili e il locale ha dovuto adeguarsi alle richieste della clientela, tornando a una proposta più tradizionale.
Cucine da Incubo: le esperienza di due locali pugliesi
Spostandoci al sud, un altro caso emblematico è quello de Le 2 Fontane a Taranto, protagonista di una delle puntate più surreali del programma. La famiglia Pastore, che gestisce il locale, racconta che il passaggio dello chef ha portato una vera presa di coscienza: valorizzare i prodotti locali e aggiornare spesso il menu è stato il segreto per rimanere a galla. Ancora oggi, a distanza di anni, molti clienti arrivano dopo aver visto la puntata.

Un’esperienza simile è quella de La Tana degli Elfi, in provincia di Lecce, apparso nell’ultima stagione. Il locale, che è anche un B&B, ha mantenuto gran parte del menu ideato da Cannavacciuolo, trasformandolo quasi in un’attrazione turistica. La visibilità televisiva ha portato nuovi clienti e la vera svolta è stata la risoluzione dei conflitti tra i familiari che gestiscono l’attività.
Cucine da Incubo funziona?
Il format quindi funziona davvero? I numeri parlano chiaro: su 67 ristoranti partecipanti in otto stagioni, 18 hanno chiuso e 8 hanno cambiato gestione. Un bilancio che, considerando le difficoltà del settore, è piuttosto positivo. Certo, non basta una settimana di telecamere e una rinfrescata alle pareti per trasformare un’attività, ma il confronto con un professionista e lo stimolo a migliorarsi hanno lasciato un segno concreto in molti locali.
Alla fine, Cucine da Incubo non fa miracoli ma accende una scintilla e , per chi ha voglia di mettersi davvero in gioco, può essere il primo passo verso una nuova storia di successo. Ma non posso lasciarti andare senza mostrarti una delle puntate che ha fatto più scalpore: qui l’articolo.