Da semplice e innocua caramella, la liquirizia può diventare pericolosa in presenza di alcune patologie ecco quali.
Rotolle, ripiene, ricoperte di zucchero, gommose, confettate o in bastoncini. In quanti modi diversi possiamo mangiare la liquirizia? Che siano caramelle o sotto forma di radice, se finora abbiamo sempre pensato che fosse innocua dovremo ricrederci.
La liquirizia infatti, se da un lato può essere benefica per molti aspetti di salute, nel caso di alcune patologie o in particolari stati, è invece sconsigliata assumerla e comunque sempre non oltre certe quantità.
Al di là del sapore che può piacere o meno, un po’ come la menta, la liquirizia ha un gusto ancora più particolare. Non resta che scoprire quando è bene non assumerla, ed eventualmente in quale quantità non reca disturbi.
Molto spesso capita, di consumare alimenti all’apparenza innocui, in stati particolari di salute e di avere effetti collaterali. Pensiamo ad esempio a chi consuma abitualmente il pompelmo insieme ad alcuni farmaci annullandone gli effetti. O addirittura chi inconsapevolmente mangia i kiwi pur soffrendo di alcune patologie.
Insomma, prima di assumere alcune sostanze, anche all’apparenza innocue, o in presenza di patologie accertate dal medico, è sempre bene consultare quest’ultimo e non affidarsi al fai da te.
In questa sede non vogliamo in nessun modo sostituirci al parere di un medico che ripetiamo è sempre bene consultare prima di procedere da soli. In ogni caso è risaputo che alcuni alimenti in presenza di determinate patologie siano sconsigliati.
Prendiamo il caso della liquirizia, un alimento apparentemente innocuo con cui si producono anche una marea di tipologie di caramelle per bambini. Eppure se si soffre di alcune patologie è sconsigliata assumerla.
Ma cos’è la liquirizia? Facciamo un piccolo passo indietro. Essa è una pianta perenne che cresce spontaneamente nel bacino del Mediterraneo e il cui nome scientifico è Glycyrrhiza glabra.
Appartenente alla famiglia delle Fabaceae, ovvero le leguminose, ha un fusto che può arrivare fino a um metro di lunghezza, e le foglie possono superare i 10 centimetri. I fiori di color azzurro-violaceo sono sostituiti periodicamente da frutti oblunghi di circa 2-3 centimetri.
Essendo ricca di zuccheri, la radice di liquirizia viene impiegata per preparare deliziose caramelle ma anche per realizzare aromi e dolcificanti.
E se da un lato in tanti la conoscono per avere proprietà benefiche, non a caso già Greci e Latini la utilizzavano per preparare farmaci o rimedi, ma nota anche tra popoli più lontani come egiziani, cinesi e indiani, dall’altro lato può non essere così innocua come si pensi se soffriamo di determinati disturbi.
Ad esempio la medicina tradizionale cinese la considera un valido rimedio contro disturbi gastrointestinali, ma anche tosse o bronchite e in generale infezioni alle vie respiratorie, oppure contro l’artrite o per chi soffre di pressione bassa, ovvero ipotensione.
Se da un lato dunque è un toccasana per alcuni aspetti, come proprio la pressione bassa, dall’altro è sconsigliata per chi invece soffre del problema opposto, ovvero la pressione alta.
Essa infatti facendo aumentare la pressione arteriosa, e dunque lo smaltimento del potassio, consumandone troppa, ovvero più di 20 grammi al giorno in maniera continuativa può creare seri problemi di salute.
Ma questo non è l’unico caso in cui è sconsigliato consumarla. I medici oltre a raccomandare di non assumerne oltre 500 mg al giorno e per periodi prolungati oltre le 4/6 settimane, sconsigliano il suo consumo in caso di insufficienza renale, ritenzione idrica, cirrosi epatica e diabete.
Da evitare anche nelle donne che assumono la pillola anticoncezionale in quanto essa può potenziare gli effetti di ipopotassemia e ipertensione.
Inoltre, secondo alcuni recenti studi anche le donne in gravidanza devono assumerla con cautela per evitare danni al feto. Così come le donne che allattano potrebbero avere meno latte.
Ecco perché a questo proposito, l’Unione Europea ha stabilito che bevande e alimenti che contengono glicirrizina devono indicarne la presenza in etichetta.
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