Fare il pane in casa è una vera magia, ma attenzione a questi errori comuni! Ecco perché non viene mai bene, ti svelo i segreti di successo per ottenerne uno fragrante, morbido e profumato
Ah, il pane fatto in casa! Il cibo per eccellenza antico quasi quanto la storia dell’uomo, presente nell’Antica Grecia e Antica Roma, composto da ingredienti semplicissimi, ma che ancora ad oggi riescono a darci un prodotto tenero, morbido, in grado di sfamare intere famiglie. Un detto infatti recita che ‘Chi ha fame si mangia il pane‘ e possiamo affermare quanto possa essere vero.
In tempi antichi, di carestia, chi aveva il pane o poteva permettersi di farlo in casa era considerato fortunato: bastava infatti impastare insieme farina, acqua, lievito e sale per ottenere nel giro di poche ore un lievitato soffice da infornare, che ben presto avrebbe dato una pagnotta alta, croccante fuori e morbida dentro. Quando in casa c’era poco in dispensa bastava una cipolla cotta in tegame, delle fette di pane e il pranzo era servito.
Specialmente negli ultimi anni, il pane ha visto rivisitazioni su rivisitazioni, gli impasti sono diventati sempre più magici, raffinati e l’arte stessa del pane ha fatto il giro del mondo. Eppure farlo in casa come faceva la nostra nonnina è ancora ad oggi un gesto che rispetta la tradizione familiare e ci permette di rivivere alcuni momenti di un passato ormai scordato.
Scommettiamo però che spesso il risultato finale non sia di vostro gradimento: il pane sembra un mattone? Risulta difficile da masticare e digerire? Non lievita a sufficienza? Oggi noi di Mammeincucina vi sveliamo 3 errori comuni che vengono commessi durante la preparazione del pane fatto in casa. Scopriamoli subito insieme!
Nonostante la preparazione del pane fatto in casa sia antica e con una storia millenaria, ad oggi il processo di realizzazione vede una vera e propria arte. Farine speciali, diverse tipologie di lievitazione con classico lievito di birra, con lievito madre o a lievitazione naturale. Insomma, non si può semplicemente parlare più di pane casereccio, ma di opere artistiche in mollica e crosta. Nonostante il classico pane in panetteria abbia dei costi contenuti e venga venduto ogni giorno, in tanti si dilettano nella preparazione con le proprie mani.
Scommettiamo però che spesso il risultato finale non sia quello sperato sin dall’inizio. Infatti la pagnotta può risultare ammassata, dura, difficile da digerire o semplicemente cotta male e in modo disomogeneo. Perché? Ciò accade perché vengono commessi alcuni errori piuttosto comuni che impediscono all’impasto di crescere o formarsi a dovere. Noi di Mammeincucina siamo qui per questo!
Oggi vogliamo svelarvi 3 sbagli da correggere immediatamente affinché il pane risulti alto, morbido, fragrante e da veri professionisti. Vogliamo scoprirli insieme?
Ancor prima di parlare di lievito, ancor prima di parlare di acqua o sale bisogna parlare di farina. Purtroppo non tutte quelle presenti sul mercato sono predisposte alla realizzazione del pane e vi spieghiamo subito perché. Avete mai sentito parlare di farine forti e deboli?
Per forza della farina intendiamo la capacità di assorbimento dei liquidi e quella di trattenere anidride carbonica. La farina di grano tenero è composta da proteine che, durante la fase di impasto formano la maglia glutinica, una sorta di rete in grado di trattenere tutti i gas formatisi e che successivamente garantiranno al prodotto finale una certa massa, sia essa alveolata e leggera oppure più compatta.
Ecco perché ogni pane è diverso! Tuttavia, mentre le farine deboli assorbono una minor percentuale di acqua, risultando meno elastiche e adibite a prodotti di rapida lievitazione, quelle forti ne assorbono fino il 90%, garantendo parecchia elasticità e sono predisposte a lievitazioni molto lunghe, come in questo caso il pane. La forza della farina possiamo capirla fino in fondo grazie ad una W riportata sul retro della confezione. Solitamente W con 90-150 indicano la debolezza di una farina, W con 160-250 una forza media, W con oltre i 250 indicano la totale forza. Quindi, in conclusione, per un buon pane possiamo miscelare un 70% di farine forti e un 30% di farine deboli.
Senz’acqua non si vive e in questo caso neppure il nostro pane! È proprio lei infatti che permette la formazione di reazioni chimiche e fermentative in aggiunta agli altri ingredienti come farina e lievito di birra. Se stiamo seguendo una ricetta regalataci da un fornaio o comunque da un amico esperto, seguiamo la quantità alla lettera poiché collaudata e indice di successo. Se invece ci stiamo cimentando per le prime volte nel mondo della panificazione, ricordiamoci alcuni elementi essenziali.
Come dicevamo per la farina, distinta in forte o debole, ricordiamoci anche che le farine forti utilizzate per i prodotti a lunga lievitazione necessitano di maggiore quantità di acqua rispetto a una debole. Principalmente con una forte il peso dell’acqua dovrà essere di circa il 70% rispetto a quello totale della farina(con temperatura non superiore ai 30°). In questo modo l’impasto risulterà molto elastico, ben umido e dopo la cottura otterremo un pane morbidissimo, ben umido, non ammassato e facile da digerire. Non sottovalutiamo comunque l’etichetta della farina poiché spesso accanto alla W troviamo anche la quantità consigliata per la lavorazione.
Adesso arriviamo all’errore forse più comune e più grave che possa decisamente condizionare la riuscita del nostro pane. Per carità, sia la scelta della farina, sia l’acqua utilizzata sono fondamentali, tuttavia l’aggiunta del sale è un momento catartico e da lì dipenderà certamente il risultato finale. Infatti in tanti aggiungono il sale a contatto con il lievito, ma possiamo assicurarvi che in questo caso sia bello che ucciso. Perché?
Più che ucciso possiamo dire molto rallentato. Leggenda narra che il sale inibisca completamente il lievito, ma in realtà non è proprio così, semplicemente inibisce la sua reazione. Questa però non può essere una scusante, specialmente se bisogna preparare dei prodotti buoni e che risultino perfetti. Come molti sapranno, il lievito è un composto vivo formato da microrganismi. Il sale rompe la membrana cellulare del lievito, garantendo così una morte certa ai batteri presenti. In base a questo possiamo affermare che il sale non va aggiunto in linea diretta al lievito, ma quasi subito dopo.
Quindi, dopo aver fatto attivare il lievito con acqua e farina, aggiungeremo la quantità di sale presente nella ricetta, continuando a lavorare con le mani o con l’impastatrice fin quando l’impasto risulterà pronto. Facendo attenzione a questi tre errori potremo certamente realizzare tutti noi un pane meraviglioso!
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