Anche le sushilovers più esperte commettono questo errore: se ami nigiri e uramaki, correggi subito questa cattiva abitudine o addio linea!

Se sei un’amante di nigiri e uramaki, oltre a essere pro cucina giapponese, conosci anche tutte le qualità nutritive di un piatto altamente completo come il sushi. Eppure, anche le sushilovers più esperte commettono questo errore.

Lo sappiamo, in parte è anche un campo minato. Quando di parla di sushi, se c’è chi lo ama sopra ogni cosa – anche sopra la pizza – c’è anche chi al solo pensiero del pesce crudo si sente male.

Correggi questa cattiva abitudine con uramaki e nigiri
Correggi questa cattiva abitudine con uramaki e nigiri – Mammeincucina.it

Che siano nigiri, uramaki o hossomaki, poco cambia, il rifiuto sarà sempre netto. Anche perché si ha la convinzione in questi casi che il sushi faccia male in toto e a prescindere. E non tanto, o perlomeno non solo, per i suoi ingredienti, ma anche per la sua preparazione.

Insomma, se con la formula “All you can eat” è possibile mangiare a pranzo a 15 euro tutta la quantità di sushi che si vuole, sicuramente la qualità delle materie prime e del posto, in termini di rispetto delle normative sull’igiene e la sicurezza degli alimenti, non saranno proprio ottimali.

Il rischio, infatti, di mangiare pesce crudo non adeguatamente conservato e abbattuto non è da sottovalutare, proprio perché questo potrebbe trasmettere il pericoloso parassita anisakis. Si tratta di un vermetto biancastro o rosato dalla lunghezza di 1-3 centimetri che può provocare, nel caso di un’intossicazione alimentare, sintomi come febbre, vomito, crampi addominali e diarrea.

Eppure, cara mamma, anche i ristoranti italiani, a volte anche apprezzati e rinomanti, possono avere gli stessi pessimi standard qualitativi. In questo caso, è proprio vero che tutto il mondo è paese.

Ovviamente l’All you cat eat abbassa di base tutte le aspettative, ma è possibile mangiare dell’ottimo sushi in moltissimi ristoranti che adottano la formula “AYCE”. Stiamo parlando pur sempre di un’ottima cucina, molto gustosa e dalla tradizione millenaria.

Insomma, molto dipende dal posto in cui scegliamo di mangiare. Eppure, tornando alla prima domanda del nostro articolo, il sushi è un piatto salutare e completo? Assolutamente sì, a patto che non si faccia questo errore, comunissimo anche tra le sushilovers più esperte!

Alla scoperta di nigiri e uramaki: tutto quello c’è da sapere per un’esperienza esotica sana ed equilibrata

Prima di addentrarci nella discussione, è importante fare una premessa. Il sushi che mangiamo qui in Italia si discosta abbastanza dalla sua realizzazione originaria. Insomma, per rendere l’idea, quando ordiniamo huramaki fritti con la maionese o California roll con la philadelphia, ci allontaniamo di molto dall’equilibrata e sana alimentazione giapponese.

Tutto quello che c'è da sapere sul sushi
Tutto quello che c’è da sapere sul sushi – Mammeincucina.it

Il sushi non è sempre un piatto salutare a priori per intenderci. Ma proprio per renderlo più invitante, allettante e “occidentale”, ovvero più familiare alla nostra di cucina, si è saputo trasformare, mettendo in secondo piano sia la sua salubrità sia il suo ingrediente principe, il pesce crudo.

Se volessimo mangiare, quindi, un piatto di sushi completo e salutare, ci dovremmo “accontentare” della sua versione più basic che corrisponde anche a quella più tradizionale con riso, pesce ed alga nori.

Sia il riso che il pesce – soprattutto tonno o salmone – sono ricchi di grassi salutari, iodio (ideale per il buon funzionamento della tiroide) e vitamina D. Stiamo parlando, infatti, di sostanze non sempre presenti in tutti gli alimenti che mangiamo. Motivo per cui da un sushi ben fatto e semplice possiamo sicuramente trarre ottimi benefici.

L’unica “pecca” diciamo è l’assenza di verdure. L’alga nori, infatti, pur ricca di potassio, fosforo, rame, magnesio, calcio, zinco e ferro, non riesce a sopperire totalmente l’assenza di verdure, fondamentali per un giusto apporto di fibre giornaliero. Ma non solo.

Sarebbe sempre meglio non abusarne per l’alta concentrazione di sodio al suo interno, allora si correrebbe il rischio di compromettere il sistema cardiovascolare. Ma a meno che tu, cara mamma, non mangi sushi tutti i giorni o consumi ogni volta 20 fogli interi di alga nori, puoi stare tranquilla. Ma qual è l’errore che compiono perfino le sushilovers più esperte e che compromette anche un semplicissimo nigiri? La salsa di soia!

Salsa di soia: istruzioni per l’uso

Sì, sembra incredibile, ma è proprio così. In tutta la sua bontà – è proprio la salsa infatti a conferire un gusto preciso al pesce – anche la salsa di soia può crearci più di un problema nel caso in sui se ne abusi. Questa, infatti, contiene all’incirca 7 grammi di sodio, ovvero 3 volte in più della dose massima di sodio da consumare quotidianamente.

Come intingere correttamente il sushi nella salsa di soia
Come intingere correttamente il sushi nella salsa di soia – Mammeincucina.it

Se si somma quest’altissima concentrazione all’alga nori e al resto degli ingredienti, si capisce bene come sia stia facendo un regalo più che sgradito al nostro organismo. Proprio per questo, l’industria alimentare negli anni ha offerto anche tipologie di salse con il 43% di sale in meno.

Tuttavia, anche in quel caso, se si abbassa la concentrazione di sodio, si alza quella di zuccheri semplici, nello specifico 3,9 g ogni 100 ml, rispetto agli 0,6 della variante classica. Ma come ovviare a questo fastidiosissimo errore, potendo così gustare il sushi in santa pace?

Ti basterà, cara mamma, seguire la tradizione giapponese intingendo il pesce e non il riso nella salsa di soia. In questo modo si evita un’assunzione eccessiva di sodio e si esaltano in maniera equilibrata tutti i sapori del sushi.

Piccolo disclaimer: questo articolo non intende né pretende sostituirsi a una rivista scientifica, motivo per cui le informazioni presenti sono più delle piccole pillole di conoscenza, nel caso in cui si stia male ogni qual volta si mangia il sushi. In tal caso, sarebbe opportuno contattare il proprio medico curante per una diagnosi più accurata.

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