Carlo Cracco, nel corso di una lunga intervista rilasciata a Vogue, ha raccontato un retroscena incredibile su Gualtiero Marchesi, il suo mentore.
Siamo tutti abituati a vedere Carlo Cracco come il super chef stellato, conosciuto in tutto il mondo, i cui ristoranti sono mete ambite da personaggi di spicco (tra cui i Ferragnez, non dimentichiamo).
Eppure i suoi esordi sono stati totalmente diversi da come ce li potremmo aspettare. Tutto partì da un 4 in pagella all’Istituto alberghiero di Recoaro Terme (Vicenza).
Da quel voto, condito da un “lazzarone” da parte del suo professore alla sua carriera da chef stellato, però, il passo non è stato affatto breve.
Nel mezzo, una serie di vicende che hanno letteralmente cambiato la sua vita. Partendo dalla decisione del padre, che volle mettere a lavorare il figlio per spronarlo a fare di più, per aiutarlo a diventare più responsabile e per insegnarli il valore della fatica, quella vera.
E così papà Cracco spedì il figlio al ristorante Da Remo a Vicenza, di cui conosceva bene il proprietario. I primi giorni di lavoro di Carlo? Un vero disastro.
Eppure proprio l’esperienza in cucina gli fece aprire gli occhi sul mondo del lavoro, che gli diede la giusta spinta per impernarsi davvero di più. E quel 4 a scuola si trasformò ben presto in 8.
E pensare che lo stesso professore che gli aveva messo 4, anni dopo, come riporta Vogue, andò a trovarlo a Milano, nel suo ristorante, e gli confidò che quel voto così basso era dovuto al fatto che il giovane all’epoca si fosse smarrito ed aveva bisogno di “un piccolo shock” per sbloccarsi.
A quel punto però la sua vita era davvero impegnativa: ogni giorno dal lunedì al venerdì faceva circa 50 km per raggiungere la scuola, dal venerdì sera alla domenica sera, poi, era a Venezia per lavorare.
Considerando che all’epoca era solo un adolescente, il suo tenore di vita è a dir poco ammirevole, ma se pensiamo a quello che è successo dopo possiamo affermare a gran voce che ne è valsa davvero la pena.
Da qui dobbiamo fare un volo ed arrivare alle sue esperienze in cucina in Italia post scuola da chef professionista.
Divenne conosciuto nel settore ai tempi dell’Enoteca Pinchiorri, il famosissimo tempio del vino italiano a Firenze. All’epoca aveva solo 26 anni e voleva sperimentare, provare qualcosa di diverso e così decise di accettare la proposta dello stesso Giorgio Pinchiorri.
Diede un valore aggiunto a quel luogo già così “magico”, in cui la cucina incontra il mondo del vino. Sfruttò le sue doti da sommelier (aveva prima studiato per diventarlo), tanto che alla fine l’Enoteca conquistò, soprattutto grazie a lui, una stella Michelin.
A quel punto il suo lavoro nel capoluogo toscano poteva dichiararsi finito. E fu una chiamata del tutto inaspettata a fargli capire che era tempo di andare via.
La famiglia Stoppani, infatti, proprietaria del Peck in via Spadari a Milano, chiamò Carlo Cracco per proporgli di gestire un ristorante che potesse portare il suo nome. Nacque così il Cracco Peck, insignito di ben 2 stelle Michelin.
Era il 2001 e da allora di strada lo chef ne ha fatta e non poca: partendo dalle 7 stelle conquistate, fino ad arrivare ai tanti ristoranti che ha aperto, tra cui Carlo e Camilla in Segheria, il suo ristorante a Mosca (Ovo, all’interno dell’hotel Lotte), il Cracco Portofino, aperto nel 2021, lo spostamento del suo main restaurant in Galleria Vittorio Emanuele II°
In questo racconto però manca un pezzo importante della vita di Carlo Cracco: quello che va dagli anni ’80 agli anni ’90. La vera svolta sta proprio lì, in quegli anni trascorsi accanto al suo vero mentore, Gualtiero Marchesi: ed a questo proposito Cracco ha raccontato un incredibile retroscena.
1986: un giovanissimo Carlo Cracco, terminati gli studi, si trasferisce a Milano per poter entrare nella cucina che all’epoca era decisamente la più importante di tutta l’Italia, quella di Gualtiero Marchesi.
All’epoca lo chef aveva 21 anni, era giovanissimo, ma la voglia di lavorare non gli mancava.
Rimase ben 3 anni in quel posto, lavorando fino a 18 ore al giorno e senza prendere un grande stipendio (anzi, all’inizio non percepiva nulla).
Quello che imparò però gli è di sicuro rimasto dentro per sempre. Tanto che ancora oggi definisce Marchesi il suo faro.
Del resto, all’epoca – parliamo appunto degli anni ’80 – la cucina non aveva il ruolo che ha oggi ed anche il mondo della ristorazione era molto diverso da come lo conosciamo oggi.
Come ha raccontato lo stesso Cracco a Vogue “All’epoca le cucine erano luoghi chiusi, spesso sporchi e puzzolenti, pieni di tensioni. Marchesi aveva un’idea totalmente diversa, apriva la cucina al mondo e la sua visione è stata determinante per il cambiamento”.
Dopo però 3 anni di permanenza il quella per lui diventerà una vera e propria scuola, Marchesi gli disse chiaramente che se si fosse voluto evolvere avrebbe dovuto lasciare l’Italia per recarsi in Francia. E Cracco così fece.
Lo chef raggiunse in poco tempo prima Garlenda, dove lavorò al Meridiana e poi Parigi. Qui, dopo una breve esperienza con Alain Ducasse, iniziò a lavorare nel ristorante di Alain Senderens, il Lucas Carton.
Proprio qui, la sorpresa del tutto inaspettata: a questo proposito Cracco ha raccontato un retroscena incredibile proprio su Marchesi.
Lo chef suo mentore, infatti, si recò in Francia proprio per chiedere a Carlo di tornare da lui in Italia, come ha raccontato lui stesso: “Marchesi che viene fino a Parigi per riportarmi a casa, una cosa incredibile”.
Questo, per Cracco, ancora oggi è il gesto di apprezzamento più bello ricevuto nella sua carriera.
In quel momento però, per una serie di ragioni, disse di no e rimase in Francia comunque. Il resto è storia, ma quello che è certo è che quel gesto Cracco non lo dimenticherà mai.
A proposito di retroscena sul passato, di recente finalmente è emersa anche la verità sull’addio di Cracco a Masterchef Italia.
Adesso sappiamo anche un’altra cosa sul passato dello chef e di certo questo ci aiuta a comprendere ancora di più il suo immenso talento.
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