Oggi scopriremo perché non è assolutamente consigliato succhiare i gamberi cotti, ma soprattutto utilizzare il loro brodo. Analizziamo insieme le motivazioni e cerchiamo di limitare i rischi per la nostra salute.
Ciò è stato riportato infatti dall’Agenzia Spagnola per gli affari dei consumatori, la sicurezza alimentare e la nutrizione (Aesan) pare che le teste dei gamberi contengano troppo cadmio.
Il consumo di questo componente non fa che mettere a dura prova le funzionalità di fegato e reni, ma non finisce qui!
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Si tratta di un metallo tossico per il nostro organismo, tale componente contamina la carne dei crostacei, si accumula principalmente nella testa, ecco perché dovremmo evitare di farci un sughetto che sembrerebbe delizioso ed evitare di succhiare la testa dei gamberi non appena abbiamo ultimato il nostro primo piatto a base di pesce.
Il rischio che corri nel SUCCHIARE I GAMBERI
Rispetto al brodo è molto più rischioso succhiarne la testa poiché all’interno del brodetto di questi crostacei andrà sicuramente ad accumularsi un quantitativo minore di cadmio.
Ma vediamo cosa dice l’Agenzia a riguardo:
L’Aesan avverte in ogni caso che il cadmio può causare disfunzione renale e demineralizzazione ossea, direttamente o indirettamente. Dopo un’esposizione prolungata, “può portare a insufficienza renale e, a lungo termine, cancro“, secondo i rapporti dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che ha classificato il cadmio come agente della categoria 1 (cancerogeno per l’uomo).
Fonte: (www.greenme.it)
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L’impiego di questa sostanza è vario, viene utilizzato infatti anche nei fertilizzanti, nel nostro organismo però, principalmente nel fegato e nei reni, può accumularsi fino ad una durata di trent’anni.
Ma vediamo quanto ne possiamo assumere in base alla tollerabilità del nostro corpo:
L’EFSA ha stabilito un’assunzione settimanale tollerabile (TSI) di cadmio pari a 2,5 µg / Kg di peso corporeo, che è la quantità massima di cadmio che una persona può ingerire settimanalmente per tutta la vita senza manifestare effetti avversi.
Nel caso dei crostacei, il contenuto massimo stabilito si applica alla “carne bianca” delle appendici e dell’addome, ad eccezione dei granchi. La presenza di cadmio in queste parti dei crostacei è considerata “bassa”. Sul tema si è espressa anche la Direzione generale della Salute e della protezione dei consumatori della Commissione europea (DG SANCO) che recentemente ha pubblicato una nota informativa sul cadmio nei crostacei, sollecitando gli Stati membri in cui vi è un elevato consumo di questi molluschi a formulare specifiche raccomandazioni.
Fonte: (www.greenme.it);(www.aesan.gob.es)